28/08/09

Una ventina d’anni fa, a Milano, il sindaco Tognoli inaugurò un barcone turistico che dai Navigli andava ad Abbiategrasso, e lo battezzò “il Bateau Mouche”. Una decina d’anni fa, invece, progettarono i nuovi marciapedi pedonali di corso Lodi, e li definirono “le ramblas”. Pochi mesi fa, infine, si sono inventati una passeggiata nel quartiere di Santa Giulia, e l’hanno chiamata “La Promenade”. Milano è sempre stata “wannabe” delle grandi città europee, da Parigi a Barcellona. Non ce l’ha mai fatta, e basta leggere le cronache di questi giorni per capirne le ragioni: divise griffate ai taxisti, ma proprio non si trova uno spazio per il luogo di culto di una religione che viene da lontano. Per diventare una metropoli serve apertura, curiosità verso l’altro e il diverso, interesse verso ciò che ci sembra strano e lontano dai nostri usi e costumi. Finché si pensa solo a mantenere il decoro nel proprio tinello, si resterà sempre dei patetici wannabe.

Una ventina d’anni fa, a Milano, il sindaco Tognoli inaugurò un barcone turistico che dai Navigli andava ad Abbiategrasso, e lo battezzò “il Bateau Mouche”. Una decina d’anni fa, invece, progettarono i nuovi marciapedi pedonali di corso Lodi, e li definirono “le ramblas”. Pochi mesi fa, infine, si sono inventati una passeggiata nel quartiere di Santa Giulia, e l’hanno chiamata “La Promenade”. Milano è sempre stata “wannabe” delle grandi città europee, da Parigi a Barcellona. Non ce l’ha mai fatta, e basta leggere le cronache di questi giorni per capirne le ragioni: divise griffate ai taxisti, ma proprio non si trova uno spazio per il luogo di culto di una religione che viene da lontano. Per diventare una metropoli serve apertura, curiosità verso l’altro e il diverso, interesse verso ciò che ci sembra strano e lontano dai nostri usi e costumi. Finché si pensa solo a mantenere il decoro nel proprio tinello, si resterà sempre dei patetici wannabe.
Dall’articolo “Wannabe Milano” di Alessandro Gilioli (via pollicinor)